Le apparecchiature utilizzate nella telegrafia via filo
Tra i temi degli interventi del mattino c'è stata la telegrafia via filo, con particolare riferimento agli uffici telegrafici europei.
Qui troverete i primi tasti postali, tra i quali spicca il nostro Forcieri, deviatori, isolatori, galvanometri e le prime pile utili a permettere il servizio postale telegrafico.
IL TASTO
Per aprire e chiudere il circuito di linea, facendovi così passare la corrente elettrica necessaria a “comporre” le successioni di punti e linee e con esse i caratteri e le parole, si utilizzava uno speciale interruttore, il tasto, la cui forma era particolarmente adatta a consentire una rapida e comoda “manipolazione”. Benché porti il nome di Morse, il tasto telegrafico fu in effetti inventato dal suo socio Veil.
Si possono distinguere due tipologie di tasti in uso per il servizio telegrafico: quella a profilo alto, di origine inglese e adottata in generale in Europa, e quella a profilo basso, tipicamente americana. La prima è adatta alla manipolazione col braccio libero, l’altra richiede che si appoggi il gomito al piano di lavoro.
1 Tasto postale britannico
Tipico esemplare di tasto “GPO” (General Post Office), realizzato dalla Muirhead Co. Ltd. in ottone laccato e mogano. Caratteristica dei tasti britannici era la molla di richiamo della leva lavorante a trazione, adottata però anche su vari tasti europei.
2 Tasto postale italiano
Questo tasto, su modello di origine svizzera databile alla metà dell’Ottocento, è stato lo standard negli uffici postali italiani dalla fine del XIX secolo a circa la metà del XX. L’esemplare esposto non presenta marchi che possano farne determinare fabbricante o età.
3 Tasto postale italiano modello Forcieri
Messo a punto da Pietro Forcieri, addetto postale a Sarzana verso la fine dell’Ottocento, questo tasto costituisce una variante del precedente, cui è stato aggiunto un dispositivo meccanico che a riposo mantiene chiuso il contatto di linea e che durante la trasmissione deve venire disattivato spingendo con le dita una paletta di ebanite posta dietro al pomello. Questa modifica era orientata a facilitare il corretto esercizio delle linee a “corrente continua”, nelle quali cioè la corrente scorreva sempre, mantenendo costantemente eccitati gli elettromagneti dei dispositivi riceventi. Anche di questo esemplare sono sconosciuti fabbricante e data di realizzazione.
4 Tasto austro-ungarico
Marcato “EDH” e databile probabilmente alla fine del XIX secolo, questo tasto austro-ungarico presenta una leva di foggia cosiddetta “camelback” per il suo aspetto a dorso di cammello. Una ulteriore particolarità è la molla a lamina la cui forza di richiamo non è regolabile.
5 Tasto postale francese
Realizzato in ottone laccato, mogano, acciaio, questo tasto è di costruzione antecedente il 1907, anno dal quale nei tasti postali francesi venne adottata la molla elicoidale al posto di quella a lamina. Al di sotto della base reca impresso il marchio ovale del fabbricante, la “Maison Radiguet” di Parigi.
6 Tasto da esercitazione
Questo raro tasto di foggia “camelback” non dispone di contatti elettrici: era infatti destinato a far familiarizzare gli allievi telegrafisti con il suono del tasto stesso, che doveva servire loro di guida nella trasmissione. L’esemplare non presenta contrassegni che permettano di individuare il fabbricante o l’epoca, tuttavia significative analogie estetiche fanno ritenere probabile che esso sia stato realizzato dalla Hekaphon di Vienna attorno ai primi del Novecento.
7 Tasto-sounder da esercitazione
Raro dispositivo completamente meccanico per la pratica della telegrafia Morse “a orecchio”, prodotto dalla statunitense Bunnell tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, con le leve di tasto e sounder in linea tra loro (practice set n° 1).
Reca impresso in un angolo il marchio del fabbricante: J.H.BUNNELL & Co 76 CORTLAND ST. N.Y. e dall’indirizzo dello stabilimento di produzione si ricava che la realizzazione è successiva al 1890.
GLI ISOLATORI
Per sostenere e isolare i conduttori delle linee aeree, inizialmente costituiti da fili di ferro e poi di rame, venivano utilizzati degli isolatori, dapprima realizzati in legno e in seguito, data l’incostanza delle sue caratteristiche elettriche e la scarsa resistenza agli agenti atmosferici, in vetro e successivamente in porcellana.
8 Isolatore americano in vetro
Questo isolatore, tipico delle linee statunitensi, venne prodotto dalla vetreria Brookfield, che fu la prima, verso la fine degli anni ’60 dell’Ottocento, a realizzare una filettatura all’interno del corpo degli isolatori per garantirne un fissaggio stabile alla mensola, adottando il brevetto di L. A. Cauvet. Porta in rilievo il nome dell’Azienda, che terminò le proprie attività produttive all’inizio del 1921, e quindi è antecedente tale data.
9 Isolatore britannico in porcellana
Progettato nel 1877, con filettatura interna secondo il brevetto di J. H. Cordeaux, questo isolatore è contrassegnato con il simbolo del fabbricante, la Bullers Ltd., l’anno di produzione (1953) e il modello (n°1), e rappresenta lo standard in uso da parte dei servizi telegrafici (GPO, General Post Office) e delle ferrovie della Gran Bretagna.
10 Isolatore italiano in porcellana azzurra
Di colore azzurro con fascia bianca e foggia “de Chauvin” tipica dei vecchi isolatori italiani, questo esemplare prodotto tra il 1890 e il 1910 proviene dalla ferrovia Roma-Fiuggi.
11 Isolatore italiano in porcellana bianca
Marcato Ginori e quindi prodotto prima del 1930, anno in cui la Ditta divenne Richard-Ginori, questo isolatore proviene anch’esso dalla ferrovia Roma-Fiuggi.
IL GALVANOMETRO
Per il controllo della continuità delle linee e dello stato delle batterie di pile si utilizzavano galvanometri, sia fissi, ubicati presso gli uffici telegrafici, sia portatili, ad uso delle squadre di manutenzione.
I galvanometri esposti sono tutti del tipo “a ferro mobile”, in cui cioè la corrente, passando per un avvolgimento fisso, fa deviare un ago calamitato.
12 Bussola a 32 giri
La tipologia cui appartiene questo esemplare di galvanometro deve il nome alla modalità realizzativa dell’avvolgimento. Esso faceva parte della dotazione fissa standard degli uffici telegrafici italiani. Lo strumento, alloggiato in una scatola cilindrica interna, può essere ruotato rispetto alla scatola quadrata esterna, che veniva fissata orizzontalmente al piano di lavoro, in modo da annullare l’influenza del campo magnetico terrestre sull’ago.
13 Galvanometro differenziale britannico
Caratterizzato dalla tipica forma “gotica” della cassa in mogano, questo galvanometro differenziale “tipo Spagnoletti” (ossia con al suo interno due magneti a ferro di cavallo e ago di forma “palmata”) era parte della dotazione fissa delle stazioni telegrafiche britanniche.
14 Galvanometro francese
Si tratta di un galvanometro a due scale di tipo “bifronte”, con i quadranti in rame smaltato e la “cassa” in ottone.
15 Q and I detector
Questo galvanometro britannico a due portate, realizzato nel 1914 dalla Edison and Swan United Electric Light Co. Ltd., appartiene alla categoria dei galvanometri portatili in dotazione ai manutentori delle linee.
Secondo una consuetudine ottocentesca le abbreviazioni Q e I stanno per “quantity” e “intensity” e distinguono rispettivamente l’avvolgimento a bassa e ad alta resistenza (0,2 Ω e 100 Ω). Lo strumento serviva a effettuare verifiche speditive dello stato di carica delle batterie, trovare interruzioni nelle linee, distinguere conduttori, ecc. Non era concepito per consentire misure assolute di corrente, né per essere parte di installazioni fisse.
IL COMMUTATORE
Per modificare il circuito elettrico interno agli uffici telegrafici in funzione delle esigenze di comunicazione con gli altri uffici ad esso collegati si faceva uso di commutatori. Quello più comune era il commutatore a spine di tipo svizzero.
16 Commutatore a tre spine di tipo svizzero
Così detto dal numero complessivo di spine necessarie al suo utilizzo, questo commutatore di fabbricazione italiana era parte integrante dei “gruppi Morse” degli uffici. Variando la posizione delle spine di cortocircuito tra le barre conduttrici superiori dell’apparecchio (disposte “verticalmente”) e quelle inferiori (disposte “orizzontalmente”), si potevano realizzare tutte le necessarie combinazioni di collegamento tra linee, apparati e pile.
In base alle convenzioni circuitali italiane per il collegamento delle linee e delle apparecchiature alle barre del commutatore, la posizione delle due spine sull’apparecchio esposto corrisponde a titolo di esempio a quella necessaria in un ufficio intermedio per corrispondere con la linea “di sinistra” escludendo quella “di destra”.
IL SOCCORRITORE
Per impiegare anche su linee principali sounder a bassa resistenza o macchine scriventi, ossia dispositivi richiedenti elevate correnti di azionamento, si faceva ricorso a sensibili relé, chiamati soccorritori, che attivati dalla debole corrente di linea pilotavano il circuito secondario in cui erano inseriti gli apparecchi ricevitori.
17 Soccorritore americano Foote Pierson
Piccolo relé telegrafico della Foote Pierson & Co. di New York con avvolgimento da 20 Ω. Questi soccorritori di piccola dimensione, adottati su linee secondarie, venivano chiamati “pony relay”.
IL SOUNDER
Per la ricezione del codice Morse inizialmente si utilizzarono macchine scriventi che tracciavano su un nastro di carta punti e linee da interpretare visivamente. Attorno alla metà dell’Ottocento negli USA ci si rese conto che il “ticchettio” del registratore a carta poteva permettere l’interpretazione “a orecchio” di quanto trasmesso. Venne quindi sviluppato uno specifico apparecchio per la ricezione acustica, il sounder, il cui impiego consentì di raggiungere velocità addirittura doppie che col registratore. Esso divenne parte dei sistemi telegrafici, soprattutto nei Paesi anglosassoni, e il suo uso si mantenne sino alla metà del Novecento
Nel sounder a una leva di materiale non magnetico è fissata un’ancora di ferro esposta all’attrazione di una coppia di elettromagneti azionati dalla corrente di linea. La leva batte su due diverse “incudini”, al momento in cui l’ancora viene attratta e al momento in cui viene rilasciata, in corrispondenza della chiusura e dell’apertura del circuito. Il dispositivo è costruito in modo che il suono prodotto nei due urti sia differente, per facilitarne l’interpretazione.
I sounder utilizzati sulle linee locali avevano tipicamente avvolgimenti a bassa resistenza, mentre quelli per le linee principali a grande distanza si caratterizzavano per l’elevata resistenza degli avvolgimenti, finalizzata a limitare la corrente circolante sulla linea e ridurre così le cadute di tensione.
18 Sounder americano Bunnell
Classico sounder americano (con leva in alluminio) prodotto dalla J. H. Bunnell & Co. di New York su proprio brevetto del 1895, utilizzato sulle brevi distanze dalle compagnie ferroviarie: il suo avvolgimento è da 4 Ω. L’esemplare è installato all’interno della replica moderna di un risonatore, ossia in pratica una cassetta di legno parzialmente aperta che enfatizza il suono sfruttandone i riverberi.
19 Sounder americano Mesco
Questo sounder costruito dalla Manhattan Electric Supply Company, con sedi a New York e Chicago, risale ai primi anni del Novecento. La resistenza degli avvolgimenti e di 5 Ω.
20 Sounder britannico GPO
Caratteristico sounder dei primi del Novecento in uso negli uffici postali britannici (GPO è l’acronimo di General Post Office), realizzato in ottone e mogano. L’elevata resistenza degli avvolgimenti (900 Ω) indica un suo utilizzo su linee a grande distanza.