Le macchine criptatrici a rotori

Al Convegno erano in mostra alcune tra le più significative macchine utilizzate per cifrare i messaggi, tutte della tipologia "a rotori" ispirata dalla prima di esse, la tedesca Enigma.

Carrellata di immagini

 

La possibilità di esporre al convegno di Ariccia tutte le macchine criptografe sotto descritte lo dobbiamo solo ed esclusivamente alla grande cortesia del Generale Francesco Cremona, che qui pubblicamente ringraziamo.

 

Anche se nella sezione link, troverete il rimando diretto alla collezione "Cremona", per completezza d'informazione ritengo utile portare alla vostra attenzione cosa scrive il circuito universitario sulla collezione del Gen. Cremona.

 

Vi invito a cliccare qui !

 

 

 

 

 

L'Enigma tedesca

 

L'Enigma "a quattro rotori"
L'Enigma "a quattro rotori"

 

La chiffriermaschine Enigma venne sviluppata in Germania a partire dagli anni Venti, inizialmente per usi commerciali, e venne realizzata nel corso del tempo in numerose varianti, inizialmente anche scriventi. Si trattava di un dispositivo elettromeccanico in cui la lettera da cifrare veniva introdotta per mezzo di una tastiera e quella cifrata veniva letta in corrispondenza dell’illuminarsi di una lampadina su un pannello.

 

L’Enigma in mostra, detta impropriamente “a quattro rotori”, nasceva per impiego civile e disponeva di tre ruote di codifica che avanzavano automaticamente durante l’operazione di cifratura, più una quarta ruota a sinistra, il “riflettore”, identica nell’aspetto esteriore alle altre e che poteva anch’essa venire posizionata a volontà, ma che a differenza delle ruote di codifica vere e proprie non era soggetta ad avanzamento. Attraverso il riflettore il segnale percorreva una seconda volta la serie di rotori, realizzando così una maggiore complessità della cifratura. Più propriamente questa macchina andrebbe quindi definita come “a tre rotori con riflettore impostabile”.

 

Le Enigma militari avevano inoltre, frontalmente, un dispositivo di trasposizione tra loro di coppie di lettere, lo steckerbrett, realizzato con boccole e cavetti, che aumentava ulteriormente il numero delle combinazioni possibili.

 

L'Enigma aperta
L'Enigma aperta

 

La Fialka sovietica

 

Fialka modello M-125-3MN
Fialka modello M-125-3MN

Fialka (“violetta” in russo) è il nome di una procedura di cifratura utilizzata in Unione Sovietica nel periodo della Guerra Fredda, e con questo nome sono comunemente conosciute anche le due versioni di macchine criptografe che la realizzavano, la M-125 e la M-125-3.

Rispetto alle Enigma, le Fialka avevano ben 10 rotori, il cui avanzamento avveniva più frequentemente che nella macchina tedesca; inoltre i rotori adiacenti erano controrotanti, il loro cablaggio interno poteva essere cambiato, una scheda perforata sostituiva lo steckerbrett e infine una lettera poteva anche essere codificata con sé stessa, cosa che con l’Enigma non avveniva mai.

La macchina inoltre utilizzava lettere (sia cirilliche che latine), numeri e segni di interpunzione (solo nella versione M-125-3), poteva duplicare un nastro perforato da telescrivente e anche essere usata come tale (ossia generare un testo in chiaro).

Particolare dei rotori della Fialka
Particolare dei rotori della Fialka

 

La Hagelin americana

 

M-209 (Hagelin C-38)
M-209 (Hagelin C-38)

 

La M-209 (Hagelin C-38) è una macchina criptografa portatile completamente meccanica utilizzata dai militari statunitensi dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra di Corea, progettata dallo svedese Boris Hagelin ma costruita su licenza negli Stati Uniti.

 

E’ una macchina a sei rotori in cui la lettera da cifrare viene introdotta attraverso un selettore alfabetico sulla sinistra della macchina; ruotando di un giro la manopola sulla destra la lettera cifrata viene stampata su un nastro di carta.

 

La macchina ebbe impiego prevalentemente tattico, perché il grado di sicurezza era basso, tant’è che i Tedeschi riuscivano a decriptare un suo messaggio in meno di quattro ore.

 

 

La criptomacchina svizzera NEMA

 

Macchina criptografa NEMA
Macchina criptografa NEMA

 

La NEMA (abbreviazione di NEue MAchine, nuova macchina) modello 45 è simile alla Enigma, e venne sviluppata tra il 1941 e il 1943 da un team guidato dal professore bernese Arthur Alder.

 

La macchina ha 5 rotori elettricamente cablati, di cui l’ultimo è il riflettore, che ruota anch’esso durante l’operazione di cifratura, a differenza di quello della Enigma che rimane fermo. Tra i rotori poi sono altre cinque ruote, apparentemente uguali ai rotori, che invece governano meccanicamente l’avanzamento di questi aumentando così la complessità della cifratura.

 

Analogamente alla Enigma la lettera cifrata viene mostrata dall’accendersi di una lampadina su un pannello. Rispetto all’Enigma la NEMA ha molte migliorie che la rendono di gran lunga più difficile da decifrare, anche se della Enigma conserva dei punti di debolezza come l’impossibilità di cifrare una lettera con sé stessa; inoltre manca dello steckerbrett, rimpiazzato però dal riflettore mobile.

 

La produzione della NEMA iniziò nel 1946, e le prime macchine entrarono in servizio presso l’Esercito Svizzero e i Servizi Diplomatici dal 1947.

 

 

 

La criptomacchina italiana O.M.I. - Nistri

 

Criptomacchina O.M.I. - Nistri
Criptomacchina O.M.I. - Nistri

 

Realizzata in limitato numero di esemplari dalla O.M.I. (Ottica Meccanica Italiana) di Roma, fondata dall’Ing. Umberto Nistri, questa macchina a cinque rotori deriva dall’Enigma e venne utilizzata dall’Italia durante il Secondo Conflitto Mondiale.

 

E’ una macchina estremamente rara, sui cui aspetti tecnici si hanno pochissime informazioni.

Particolare dei rotori dell'italiana NISTRI.
Particolare dei rotori dell'italiana NISTRI.

Altre apparecchiature dell'Intelligence

Apparecchio radio/criptografico mod. 353 - URSS anni '80
Apparecchio radio/criptografico mod. 353 - URSS anni '80

 

Ricetrasmittente 353 con compattatore e codificatore.

Prodotta in Unione Sovietica nei primi anni ’80, utilizzata sia in ambito militare che dai servizi segreti (KGB).

 

 

 

Apparecchio radio/criptografico in uso alla struttura segreta Gladio - Anni '80
Apparecchio radio/criptografico in uso alla struttura segreta Gladio - Anni '80

 

Apparecchiatura radio/criptografo utilizzata dal servizio trasmissioni della struttura segreta Gladio.

 

Cos'era Gladio ?

A grandi linee, Gladio è il nome in codice dato ad una struttura paramilitare segreta italiana, creata per volere della NATO durante il periodo della cosiddetta guerra fredda.

Il fine di questa organizzazione segreta era quello di contrastare un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia ai Paesi dell'Europa Occidentale.

Il termine Gladio è utilizzato solo in riferimento alla struttura italiana definita "stay-behind", che tradotta significa "stare dietro le linee": il nome Gladio prende spunto da una corta spada romana a doppio taglio.

 

Durante il periodo della guerra fredda i paesi dell'Europa occidentale crearono formazioni paramilitari segrete sotto il controllo della NATO.

 

Gladio nasce il 1 ottobre 1956, costituita nell'ambito dell'Ufficio del SIFAR, con una sezione di addestramento denominata S.A.D. (Studi Speciali e Addestramento del Personale).

 

Alla S.A.D. verrà demandato il ruolo di "Coordinatore Generale delle Operazioni" di Gladio.

La struttura si articolava in quattro macro-gruppi:

  • Gruppo supporto generale;
  • Gruppo permanente di attivazione delle branche operative;
  • Gruppo Trasmissioni;
  • Gruppo supporto aereo, logistico ed operativo.

Alle dipendenze della S.A.D. venne posto il Centro Addestramento Guastatori per la Struttura Segreta N.A.T.O. "Stay Behind".

 

 

 

In questa pagina troverete informazioni su due ulteriori dispositivi dell'Intelligence che sono stati oggetto di un breve intervento "fuori programma" al Convegno.